La storia di Gulliver
La parola ad Alberto
Gulliver nasce, cresce e resiste per una serie di eventi, combinazione e casi che si intrecciano con la mia vita e non è possibile raccontare la storia di Gulliver senza raccontare qualcosa di me e dell’influenza che la montagna ha avuto sulle mie scelte.
Gulliver nasce, cresce e resiste per una serie di eventi, combinazione e casi che si intrecciano con la mia vita e non è possibile raccontare la storia di Gulliver senza raccontare qualcosa di me e dell’influenza che la montagna ha avuto sulle mie scelte.
Dopo una gioventù da bravo studente liceale all’età di vent’anni perdo la ‘retta via’ e decido di lasciare l’Università per la montagna, un amico mi coinvolge nella gestione del Rifugio Torino sul Monte Bianco: è il segnale che aspettavo e che mi spinge inesorabilmente verso quel mondo che fino allora aveva rappresentato solo una grande passione. Dieci anni in montagna a tempo pieno come gestore di rifugio prima e come Guida alpina poi, sento di dover chiudere il ‘karma’ che avevo lasciato aperto e decido di finire l’università abbandonata dieci anni prima, entrare in Olivetti (in fin dei conti sono di Ivrea!) e accettare di trasferirmi nella Silicon Valley dove l’Olivetti aveva un ‘avamposto tecnologico’ di progetto. In tempo per cadere folgorato sulla via di Damasco dalla filosofia della ‘rete’ nel luogo e nel momento in cui stava esplodendo qualcosa che avrebbe trasformato il modo di comunicare: era il 1993 e laggiù stava nascendo il WEB.
Tornato in Italia l’Olivetti nel frattempo aveva smesso di progettare computer e non ritenne importanti le conoscenze che nel frattempo avevo acquisito in un settore così ‘estraneo alle sue strategie’. Mi ritrovavo con una visione troppo futurista e con la voglia di vivere il più vicino possibile alle mie Alpi. A quei tempi in Italia di Internet non si viveva: pochi capivano cosa potesse servire e i tempi della ubriacatura tecnico-speculativa del 1997-1999 erano ancora lontani. Nel cercare di sfruttare il potenziale di conoscenze acquisite, ancora una volta la montagna ebbe la meglio e cercai di immaginare qualcosa che legasse la montagna alla forza che il WEB esprimeva.
Vista sull’Oceano da San Francisco, foto di Francesco
In California l’arrivo del vento sulla baia o delle onde sull’oceano scatenava centinaia di email tra colleghi per radunare i surfisti nei luoghi migliori. Io, da ‘vecchio’ scialpinista, ricordavo le telefonate del venerdi sera a coloro che i giorni precedenti avevano messo le pelli, per sapere su quali versanti avessero trovato la farina e potere meglio scegliere per i giorni successivi.
Il tempo reale di Internet avrebbe potuto tenere il passo al rapido ciclo di trasformazione della neve e del ghiaccio: quella fu la scintilla!
Nacque Gulliver. Nell’ottobre 1995 faceva più o meno le stesse cose che fa adesso, solo che ad utilizzarlo eravamo solo qualche fortunato Olivettiano dotato di internet e qualche universitario nei dipartimenti di fisica di Trento e a Roma.
Non potevo credere in una Olivetti che non mettesse Internet fra le sue priorità: rassegnai le mie dimissioni, ma anzichè riprendere la strada verso la Silicon Valley, come molti dei miei colleghi, cercai di capire come potere guadagnarmi da vivere con Internet e con la montagna.
Fu nell’anno seguente che su Gulliver tutte le sezioni del CAI, tutti i rifugi alpini e tutte le guide alpine andarono on-line per la prima volta della storia. Cominciai a girare l’Italia e la Francia per dimostrare negli uffici delle regioni, nelle sedi di associazioni ed enti, nelle redazioni delle riviste di settore e nelle aziende, che Internet era una realtà pronta ad essere utilizzata.
I soldi, pensavo, sarebbero dovuti arrivare dalla realizzazione di siti web per le aziende e da servizi per i giornali o per gli enti privati e pubblici. Ma le aziende non ritenevano utile un’ulteriore forma di comunicazione, gli editori temevano che il WEB potesse scippare loro il lavoro delle redazioni e gli enti non credevano nella potenzialità di quel ruscello che doveva ancora dimostrare di poter diventare un grande fiume.
Bussai a parecchie porte ma l’unica che si aprì fu a Courmayeur, quella della Grivel: realizzammo così uno dei primi siti WEB per una azienda di materiale sportivo.
Alla Grivel trovai qualcuno con cui condividere quella febbre per la ‘rete’. Un po’ per quello, un po’ per il fatto che non avevo trovato nessun altro che ci credesse, mi ritrovai ad occuparmi del settore commerciale della Grivel.
Un azienda che bruciava di quella febbre non ha bisogno di un direttore commerciale convenzionale e così in cinque anni ci ‘inventammo’ la Coppa del Mondo di arrampicata su ghiaccio, ci divertimmo a reinventare il modo di fare una rivista di montagna insieme al meglio dell’editoria di allora, senza dimenticarsi di sviluppare piccozze e ramponi al passo con i tempi.
Come purtroppo capita a molte belle storie d’amore però, quella finì dolorosamente. Un giorno. All’improvviso. Dopo cinque anni meravigliosi e creativi.
Gulliver nel frattempo era stato ‘abbandonato’ su di un server, mantenuto in vita, nel senso filiale ed economico del termine.
Non era morto e anzi era diventato grandicello: rispondeva a una necessità reale ed era stato concepito per sopravvivere in quasi totale autonomia.
Non erano più gli ‘Internetbollettini’ degli inizi: era cresciuta intorno al sito una comunità che lo aveva adottato e lo aveva trasformato in uno strumento utile alla propria passione.
Nel frattempo, presso le università di Losanna e di Trento, ispirandosi all’idea originale di Gulliver, altri due siti analoghi erano nati: CampToCamp e OverTheTop. Il WEB ed in particolare queste comunità stavano cominciando a trasformare in modo radicale il modo di andare in giro per le Alpi. Da dove ripartire? Mi ritrovai con del tempo libero e una ‘creatura’ abbandonata per lungo tempo e decisi di dedicarmi a quella.
Ebbi la fortuna di incontrare un’altra persona ‘curiosa del mondo’ che si occupava di progetti di ricerca. Gli raccontai di Gulliver e della comunità che si stava aggregando intorno al sito, discutemmo di come Internet potesse dare un supporto alla sicurezza di coloro che la montagna la vivono per piacere o per lavoro. E questa persona mi aiutò a risolvere l’equazione con le due incognite: Gulliver e pagnotta.
Furono anni dedicati a un progetto di ricerca (con Istituto Nazionale della montagna) e ad alcuni progetti ‘reali’ (con Protezione Civile e ARPA). Gulliver divenne per me il filo che univa queste esperienze.
Gulliver é così diventata una community per condividere informazioni, condizioni e pensieri. Per me è rimasto un laboratorio dove studiare le interazioni sul WEB, immaginare scenari, incrociare interessi, capire come distribuire informazioni.
Ed io vivo questa dicotomia nel relazionarmi con esso:
Di notte indosso il ruolo di Webmaster/Community Manager, sempre più difficile mano a mano che la community cresce in popolazione ed eterogeneità.
Di giorno l’esperienza maturata a capire le complessità relazionali fra individui, i limiti di una interfaccia, o a mediare interessi e punti di vista diversi mi aiutavano a definire le specifiche di progetti rivolti al grande pubblico (Per la gestione dell’emergenza) o procedure organizzative (per piccoli enti o aziende) o per comunicare meglio prodotti e aziende.
Ma dietro Gulliver cosa c’è?
C’é un lavoro di regia non sempre facile. Il tentativo di cercare il giusto equilibrio per coinvolgere un numero maggiore di utenti senza compromettere la qualità dell’informazione che questi condividono e mettono a disposizione.
Poi ci sono quelli che silenziosamente dedicano tante ore ogni settimane a pulire, limare, correggere imperfezioni, ortografia e strafalcioni. Tre su tutti sono senz’altro Gino (gi.po), Andrea (andrea81) e Marco (m.gulliver) che da anni si dedicano ad una opera invisibile che permette però a chi arriva sul sito di trovare informazioni ordinate, coerenti e sempre più attendibili.
Infine c’è la comunità di utenti e di visitatori che dalle decine dei primi anni è cresciuta fino a raggiungere le migliaia (200.000 sono stati i visitatori del sito nel mese di agosto 2018) e, anche se nel tempo il rapporto fra chi scrive e chi legge è andato diminuendo, ogni giorno sempre nuovi utilizzatori arrivano per condividere le proprie gite e i propri itinerari.
La parola a Francesco
Ad oggi, trovar le parole per descrivere gli ultimi due anni, è come prender fiato alle 17, di ritorno al col Flambeau.
Tutto è iniziato ingenuamente nel Febbraio 2018, inebriato dalla polvere invernale, scrissi ad Alberto per chiedere se gli pareva una buona idea “dare due martellate” a Gulliver, fare qualche aggiustatina qua e là.
Nei mesi seguenti organizzammo un’operazione di redesign che andava ben oltre a una piccola ristrutturazione. Obiettivo? Realizzare un prodotto digitale al servizio della community che lo popola, capace di ascoltare e modellarsi in base alle esigenze delle persone e del tempo, ma mantenendo “la barra dritta”.
Abbiamo intrapreso un percorso di dialogo con alcuni utenti, frequentatori delle montagna, schivi borbottoni, assidui esibizionisti. Un percorso di ascolto che ci ha fatto capire che per crescere, ci serviva una solida base tecnologica e un team motivato, capace di ispirarsi a vicenda.
Dopo una lunga cottura, lo stufato è pronto, o almeno, possiamo servire la sua prima release, che ci piace chiamare beta, precorritrice di tante novità che immagineremo e plasmeremo nei prossimi mesi e nei prossimi anni, forti dei valori che hanno portato Gulliver fin qui.